Per la prima volta in Italia, lo scorso 21
luglio, si è esibito live a Carroponte,
Criolo (nel 2012 il concerto fu
annullato causa maltempo) uno degli artisti più rappresentativi della scena pop
brasiliana degli ultimi anni. Con vent’anni di carriera alle spalle Kleber Cavalcante Gomes, aka Criolo, ha raggiunto il successo
mondiale solo tre anni fa con Nó Na Orelha, un album che ha
conquistato pubblico e critica (tre MTV
Awards, Miglior album dell'anno per
Rolling Stone) e che gli ha regalato ampia credibilità e molti ammiratori
anche tra i suoi colleghi artisti, non ultime icone come Caetano Veloso, Chico
Buarque, Ney Matogrosso e Milton Nascimento, con cui da allora ha
cominciato a collaborare. Ma è con la sua ultima “arte”, come vorrebbe che si
definisse, Convoque seu buda che Criolo ritenta la conquista dell’Italia
con tre date che oltre a Carroponte toccheranno Roma (31 luglio – Eutropia
Festival) e Oristano (1 agosto – Dromos Festival).
Tra gli spazi dell’ex Breda a Sesto San Giovanni, l’atmosfera che si respira sin dall’inizio
è quella verdeoro. Improbabile il contrario visto che l’80% del pubblico è brasiliano,
una piccola torcida milanese che attende il suo idolo tra cerveja bem gelada e tanta
allegria.Molti i ragazzi giovani presenti, increduli di poter vedere così da vicino quello che
per loro è una vera star intoccabile e inavvicinabile (a fine concerto una ragazza riesce
a eludere la sicurezza e a corrergli tra le braccia…).
Il live inizia con Covoque seu buda, un brano in cui racconta la storia di una
periferia urbana, quella di San Paolo, affollata di storie ai margini dilaniate
dall'ingiustizia sociale, dove la vita è lotta per la sopravvivenza. Sin
dall’inizio si capisce che Criolo dà
tutto sul palco, sia che ci siano 200 persone sia che ce ne siano 10mila. “Per me l’arte è condivisione non è business”
ci racconta a fine concerto. Canta, rappa, balla come se entrasse in trance. Poco
importa se a volte sembra essere scoordinato nei movimenti, basta la sua
carica, la sua gioia di vivere e di essere lì a fare ciò che più li viene
naturale fare: musica, poesia, arte. E’ uno di quegli animali da palcoscenico
non costruiti che ormai è raro vedere. Pochi fronzoli, tante note, passione e
amore per quello che la vita gli ha donato.
Il concerto prosegue con gli altri brani
dell’album Convoque seu buda, da Esquiva
de Esgrima a Deus de Cinco, da Cartão
de visita a Plano de
vôo tra musica rap, afrobeat, samba e reggae. Il pubblico
balla, canta lo acclama. L’atmosfera si fa ancora più calda quando la band
inizia a suonare due dei suoi maggiori successi del rapper paulista: Não Existe Amore em Sp e Bogotà entrambi estratti da Nó Na
Orelha.
A fine show il pubblico si accalca a retro palco
per salutarlo, così il management decide di preparare una sorta di meet&greet nell’area del
merchandising. Criolo passa un’ora
con il suo pubblico. Abbraccia i fan uno ad uno come se fosse un padre
premuroso, li ascolta come un amico, firma autografi e fa foto. Non gli pesa e
si vede.
Figlio d’immigrati dal nord est del Brasile, Criolo è cresciuto in Grajaú (Zona
Sul), una delle tante baraccopoli che circondano São Paulo. La sua avventura è
iniziata in una casa improvvisata senza acqua corrente e con il pavimento di
fango, nell’altra faccia del Brasile: un ambiente urbano difficile che ha
tuttavia permesso a Criolo di affinare un forte senso di comunità che
custodisce ancora in modo molto chiaro. Criolo non ha dimenticato chi è, da
dove arriva, non ha scordato le difficoltà che ha incotrato. Lo si percepisce
non solo dalle parole delle sue canzoni, ma anche dall’atteggiamento umile che
dimostra davanti a chi lo acclama come una star. Una scoperta non solo musicale
quella di ieri sera, ma soprattutto umana. Se passate da Roma o da Oristano non
potete perdervelo.
Grazie Criolo!
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